L’idea del Modello Senza Zaino nasce da studi recenti e dalla pedagogia classica, da studiosi come Dewey, Bruner, Montessori e molti altri, per mischiarsi poi alle evidenze emerse dalla ricerca attuale della pedagogia e della psicologia scolastica e dei processi di apprendimento (ad esempio quello della Prof.ssa Lucangeli che da anni si impegna per realizzare, portare avanti e far conoscere i risultati di queste importanti ricerche).
Il Progetto Senza Zaino nasce nel 2002, a Lucca, dalla volontà di Marco Orsi, dirigente scolastico, interessato a creare un ambiente scolastico più in linea con le esigenze specifiche di ogni bambino, più ricco e stimolante. Gradualmente il progetto si è trasformato in un modello diffondendosi in tutta Italia; i tre principi cardine sono: ospitalità, responsabilità e comunità.
L’ospitalità si esprime prima di tutto attraverso un’aula accogliente e curata, con spazi confortevoli, ricchi di materiali per lavorare insieme. Non ci sono banchi in fila e la cattedra è appoggiata al muro.
Il senso di responsabilità nasce direttamente dalla possibilità di essere autonomi. In una classe sono presenti numerosissimi accorgimenti per “aiutare il bambino a fare da solo”, parafrasando il pensiero montessoriano: una segnaletica per rispettare il silenzio o definire un lavoro da svolgere; un pannello con le responsabilità quotidiane/incarichi di ogni bambino (come occuparsi dei buoni mensa, gestire la biblioteca di classe, innaffiare le piante, distribuire i quaderni, ecc); il ‘timetable’ che informa sulle attività che si stanno svolgendo; il semaforo per andare in bagno; ecc… Essere responsabili permette di esplorare la realtà con curiosità e interesse, farsi artefici della propria conoscenza e della propria vita.
Il concetto di Comunità si fonda sull’evidenza che l’apprendimento è un fenomeno sociale e avviene dentro relazioni significative. La cura della qualità di queste relazioni aiuta i comportamenti sociali e collaborativi, che alimentano la condivisione e la negoziazione di significati. Il valore di Comunità si esprime anche nella costituzione di una comunità di docenti che lavorano insieme.
La Comunità è di pensiero, visione e pratiche e deve essere anche di luogo.
Comunità è condividere le pianificazioni. La comunità scolastica è contemporaneamente: comunità di apprendimento:
in cui imparare significa attitudine, e non solo attività; comunità collegiale:
orchestrata dalla condivisione della missione da parte dei suoi membri nell’ottica di un comune beneficio; comunità di cura: data da relazioni morali, in cui ognuno si impegna verso gli altri; comunità inclusiva: persone differenti orientate al rispetto reciproco; comunità di ricerca: che usa il problem solving e un costante approfondimento collettivo delle possibili soluzioni. La scuola diventa un sistema di relazioni. E il sistema evolve verso una comunità di pratiche. Una comunità educante, nel continuo scambio di conoscenze tra docenti e allievi; l’apprendimento è “situato” e sociale: non appartiene più ai singoli, ma è patrimonio posseduto all’interno della cornice della comunità.
Dunque Senza Zaino non significa senza libri o senza compiti, i libri ci sono e i compiti pure, ma sta a sottolineare un approccio improntato alla valorizzazione di ogni stile cognitivo e alla necessità di un apprendimento collaborativo, in grado di costruire insieme un percorso di scoperta e conoscenza, mettendo in comune il materiale (tutta la cancelleria e tutto il materiale didattico che resta a scuola a disposizione di tutti), le risorse e le potenzialità di ognuno, riconoscendole e valorizzandole di volta in volta con l’attività più adatta. In una classe Senza Zaino ogni bambino ha la possibilità di esprimere se stesso e mettere a disposizione del gruppo le proprie inclinazioni e il proprio impegno, sotto la guida costante di un insegnante in grado di rispettare e valorizzare tempi diversi, modalità differenti e risorse specifiche di ognuno.
Una scuola Senza Zaino, mettendo al centro il raggiungimento dell’autonomia, è una scuola che valorizza la capacità critica e di riflessione personale. Una scuola così fatta è una scuola felice. E’ una scuola che prima di tutto rispetta e valorizza ogni bambino e lo aiuta a diventare se stesso. La comunità che si realizza in classe permette di creare relazioni significative e incentiva comportamenti collaborativi, una risorsa da coltivare e nutrire per permettere a ogni bambino di crescere in modo equilibrato, capace di interagire con l’altro in modo spontaneo e fiducioso.
Decenni di studi di pedagogia e psicologia ci dicono con chiarezza che l’apprendimento è strettamente collegato alla possibilità di sperimentare emozioni positive durante lo studio, ci dicono che ciò che si studia con uno stato d’animo felice, sereno e sicuro, si impara meglio, più a lungo, e anche dopo molti anni lo si recupera con la stessa sensazione di benessere e sicurezza. Questi studi ci dicono che l’apprendimento più efficace avviene in un ambiente felice, a contatto con relazioni significative e positive, avviene in un ambiente dove le inclinazioni personali sono riconosciute e valorizzate, avviene dove non c’è paura perché non c’è giudizio di valore, e ogni bambino è libero di provare e soprattutto di sbagliare, imparando così a correggere il proprio errore, senza colpa, senza sofferenza, ma con un sorriso: un processo strategico e indispensabile per tutta la vita.
Letture consigliate:
A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una didattica innovativa. Marco Orsi, ed. Erickson (2016)
A scuola senza zaino. Il metodo del curricolo globale per una scuola comunità. Marco Orsi, ed. Erickson (2006)
Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere. Daniela Lucangeli, ed. Erickson (2019)